Cenni Storici

Indagare l’origine di un evento che risale a parecchi decenni or sono e che si riferisce ad una piccola comunità montana non è sempre facile; soprattutto se tale evento ha riguardato, all’interno di quella comunità, solo poche persone accomunate da una circostanza inerente ad un accadimento ancor più remoto: l’essere, cioè, reduci della prima Guerra mondiale e di aver combattuto nelle truppe alpine.

Ed ancor più difficile diventa la ricerca di elementi comprovanti tale evento se quelle persone erano (com’è molto probabile che fossero) più aduse a fare che a mantenere traccia di quanto fatto.

Pertanto, a conclusione di questa opportuna premessa, non deve stupire che paradossalmente, seppur la costituzione del Gruppo Alpini di Vesio di Tremosine sia databile con precisione, non si conoscano le generalità dei suoi fondatori, con l’eccezione di colui che ne assumerà la responsabilità di capo Gruppo: Ghidotti Battista (detto Beristo).

Ecco, infatti, quanto riportato dall’unica testimonianza scritta:

«18 gennaio 1931 Quattro Alpini (già aderenti all’Associazione Nazionale; NdA) rinnovano la loro tessera e si autotassano di £ 8; undici entrano nuovi e versano £ 9 cadauno. Il Gruppo Alpini di Vesio si costituisce e chiede alla Sezione del BENACO il riconoscimento versando la somma di £ 116,00; da subito partecipa all’adunata di Limone sul Garda e chiede di partecipare all’Adunata Nazionale di Genova» (vds. Nota [01] a piè pagina).

L’anno successivo il gruppo annovera ulteriori tre soci ( per un totale di 18 ) ed affronta la spesa di £ 139 per l’acquisto del gagliardetto. Per l’inaugurazione di questo importante simbolo associativo il gruppo organizza una festa celebrativa alla quale, il 13 novembre, viene invitata tutta la popolazione; la festa comporterà un costo complessivo di £ 500,00 (di cui – fatto senz’altro curioso – 50 cent. per inviare alla Presidenza nazionale relazione ufficiale dell’avvenimento) al quale corrisponderà una raccolta fondi pari a £ 780,90.

È sicuramente questo il primo segno tangibile di quella stima e fiducia che la comunità sociale (così come in quasi tutte le parti d’Italia ) ha da sempre tributato al locale Gruppo Alpini.

Da allora in poi numerose sono state le circostanze, anche informali, in cui i “vecchi commilitoni”si sono ritrovati per trascorrere, in compagnia, momenti di lieta convivialità; anche se, fatto questo significativo, tale buona abitudine era già preesistente alla costituzione del gruppo (come documentato da una delle seguenti fotografie, cortesemente concesse dalla Sig.ra Elisabetta Ghidotti, figlia del summenzionato “Beristo”).

Scarne sono, comunque, le informazioni che riguardano l’attività del Gruppo nei primi 35 anni della sua esistenza; ciò anche a causa dell’accadimento della seconda guerra mondiale che, inevitabilmente, interruppe l’opera di tutta l’Associazione, anche a livello nazionale, per quasi un decennio.

Di quel primo periodo si ha unicamente notizia di periodici raduni degli Alpini del Gruppo a Passo Tremalzo (con la presenza del Corpo Musicale di Vesio) e di interventi sociali con la devoluzione degli utili del Gruppo per diverse finalità : sussidio alle famiglie di alpini bisognosi; contributo all’Associazione Combattenti e Reduci per la costruzione del Monumento ai Caduti; mantenimento dei contatti con gli emigrati in America.

Bisogna attendere il 1967 per poter tracciare la storia del Gruppo Alpini di Vesio in modo più documentato. In quell’anno, il 15 aprile, il co-fondatore Ghidotti Battista (detto Beristo) – dopo 36 anni di ininterrotta permanenza nel ruolo – rinuncia all’incarico di Capo Gruppo ed a lui subentra il genero, omonimo, Ghidotti Battista (detto Tista).

Nel 1968 il Gruppo ( al quale risultano aderenti 26 alpini ) consolida la propria organizzazione e si dota del primo consiglio direttivo, che risulterà composto da: Girardi Clemente, Delaini Tomaso, Filenghi Battista (consiglieri), Pedercini Mario (segretario) e Cavazza Andreino (alfiere).

Di seguito si riporta, a decorrere dal 1970, una sintesi cronologica degli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita del Gruppo, delle circostanze in cui s’è trovato coinvolto e delle attività più significative dallo stesso svolte.

Per l’elenco completo di coloro che si sono succeduti nella carica di Capo Gruppo, si rimanda all’apposita sezione ( “I nostri Capi Gruppo” ).

1970 – Si allarga la partecipazione anche agli alpini residenti nelle frazioni di Sermerio, Voltino ed Ustecchio (successivamente il Gruppo di Vesio assorbirà anche gli alpini precedentemente iscritti al disciolto Gruppo di Campione)

1971 – Si definiscono e si avviano le prime attività istituzionali: onoranze ai caduti delle Grandi Guerre mondiali in occasione del 4 novembre; festa degli alberi, il 21 marzo, in collaborazione col locale Corpo Forestale e con il coinvolgimento degli studenti delle scuole elementari e medie; presenza del gagliardetto ai funerali degli alpini defunti.

1973 – Il Gruppo diviene promotore dello sport in montagna, fra i giovani; alcuni di loro (i fratelli Gianmaria ed Angelo, col cugino Andrea Cavazza) partecipano al 1° Campionato nazionale di marcia di regolarità in montagna a pattuglie, organizzato dall’Associazione Nazionale a Laives (BZ).

1974 – Solo un anno dopo, a Collio di Valtrompia (BS), il “trio-Cavazza”, si aggiudica il titolo di campione nazionale; alla stessa gara il Gruppo di Vesio partecipa con una seconda pattuglia (Andreino Cavazza, Girardi Giacomo e Delaini Domenico) che si classifica 6^ assoluta.

1975 – Il Gruppo, su richiesta della propria Sezione, si rendere disponibile per contribuire all’organizzazione del 3° Campionato Nazionale da parte della “Monte Suello” a Salò. Alla competizione, la pattuglia Cavazza si classifica seconda

1977 – A Sauze d’Oulx (Salice d’Ulzio; TO); il “trio-Cavazza” ritorna nuovamente ad essere campione nazionale e l’ottimo risultato conseguito anche dalla seconda staffetta del Gruppo di Vesio permette alla Monte Suello di aggiudicarsi il Trofeo ANA per Sezioni.

1973 – Un incendio, sviluppatosi nel comune di Limone, si propaga lungo la dorsale Dalvra-Cima Sospiri-Corno Nero-Corna Vecchia, devastando 1.700 ettari di bosco e riducendoli ad una spettrale landa punteggiata da monconi anneriti di alberi d’alto fusto. Proprio quegli alberi che, 40 anni prima – dopo una prolungata fase di depauperamento dei boschi (causa anche il lungo periodo bellico della 1^ guerra mondiale) – erano stati messi a dimora durante le imponenti opere di rimboschimento – effettuate grazie agli interventi della Milizia nazionale forestale ed al contributo lavorativo di molti volontari del luogo – volute e coordinate dall’ingegnere Giulio Angelini, ispettore forestale di Brescia.

1974 – In tutta la popolazione, profondo è lo sconcerto per quanto accaduto e pervadente un senso di impotenza rispetto a quanto potrebbe ancora accadere in futuro. Di questi diffusi sentimenti si fa carico Pellegrini Luigi, socio del gruppo ed all’epoca consigliere sezionale, il quale – in un periodo in cui il concetto di Protezione Civile era ancora ben al di la da venire – ha un’intuizione che risulterà vincente : creare un gruppo di volontari dediti al controllo del territorio ed alla sua protezione, con capacità di primo intervento, in caso di incendi. Pellegrini, con l’intento di concretizzare tale idea, coinvolge l’amico Ghidotti Battista (all’epoca Capo Gruppo nonché, lui pure, consigliere sezionale), il Presidente sezionale Michele Milesi ed il comandante provinciale del corpo forestale dr Toniolo; in breve, la loro passione, determinazione e dedizione porteranno alla creazione del “1° nucleo intervento incendi boschivi” dell’ANA (per un approfondimento di questo argomento si veda la sezione “Protezione Civile” ).

È con legittimo orgoglio che questi alpini, il 6 maggio 1974, sfilano all’adunata nazionale di Udine, suscitando l’interesse delle autorità presenti e l’entusiasmo degli spettatori.

1974 – Amore e dedizione per la montagna non significano unicamente piacere di frequentarla e premura a salvaguardarne l’integrità; bensì implicano l’obbligo morale di recuperarne la memoria, di preservare i resti di ciò che ha valenza storica e culturale, di onorare chi – in quei luoghi – ha profuso sacrifici per l’adempimento di un dovere.

Da questi presupposti scaturisce la decisione di intervenire a Passo Nota – dove, l’anno prima, si era riusciti a debellare l’incendio – per recuperare i resti semiabbandonati d’un cimitero della prima guerra mondiale che aveva accolto i corpi dei militari e militarizzati morti durante le opere di fortificazione difensiva di quella zona. Il completamento di questa ulteriore meritoria opera sociale è festeggiato con l’organizzazione a Passo Nota della 22^ Adunata Sezionale della Monte Suello.

In quella circostanza il Gruppo fissa le basi per un’ulteriore iniziativa che ancor oggi, dopo numerosi decenni, costituisce un atteso appuntamento per molti individui (non solo alpini) di tutto l’alto Garda bresciano: il 27 e 28 luglio sono accolte a Passo Nota centinaia di persone per la 1° Festa della Montagna. Ai giorni nostri, la Festa della Montagna a Passo Nota si tiene ogni anno in data 14 agosto.

È con questo atto concreto che gli alpini di Vesio dimostrano come abbiano saputo tradurre il proprio amore e dedizione per la montagna nell’«impegno ad avvicinare la gente alla montagna, insegnando loro a rispettarla, ad ammirarne le bellezze, a farne buon uso e ad amarla per tutto quello che produce ed offre» (…come espresso nel discorso di benvenuto).

Fra le manifestazioni complementari a quella fitta ed impegnativa serie di eventi, si ricordano:

– un concorso didattico, riservato agli alunni delle scuole elementari e medie, avente il tema: “Gli alpini: la montagna; gli incendi boschivi; le fortificazioni difensive di Passo Nota” (i lavori saranno conservati presso la sede del gruppo)

– il 1° trofeo sezionale di marcia di regolarità in montagna a pattuglie, intitolato alla memoria del l’Ing. Giulio Angelini (vds. innanzi). Tale evento sportivo verrà riproposto anche negli anni successivi, sempre su percorsi tracciati nelle zone devastate dall’incendio del 1973, con l’intento di far comprendere quali danni l’incuria dell’uomo possa causare alla montagna;

– la celebrazione della Santa Messa presso l’altare del ristrutturato cimitero militare che in quell’occasione fu officiata dal mai dimenticato Cappellano sezionale, don Antonio Andreassi, con la benedizione del nuovo gagliardetto del Gruppo Alpini di Vesio.

1975 – Si consolida il coordinamento e la collaborazione operativa con il locale comando stazione del Corpo Forestale dello Stato (alla cui guida vi era il Mar. Stroppa, persona ben disposta e sensibile alle problematiche del territorio) per la prevenzione ed il monitoraggio degli incendi. Si pianifica una maggior dotazione di mezzi ed attrezzature per il nucleo di intervento.

Probabilmente oggigiorno quelle “primordiali” attrezzature spalleggiabili possono strappare un sorriso di stupore o, forse, di malinconia; ma certamente, a quei tempi, sono risultate utili ed efficaci nel corso di numerosi interventi anti-incendio svolti dagli Alpini di Vesio in tutto il bacino dell’alto Garda

1976 – Sono le ore 21:00 del 6 maggio quando un violentissimo terremoto di magnitudo 6.5 colpisce il Nord del Friuli. L’Orcolat (l’ “orcaccio“, come spregiativamente è chiamato l’essere mostruoso che la tradizione popolare friulana individua come causa dei disastrosi naturali) in soli 59 secondi rade al suolo interi paesi, fra i quali: Gemona, Osoppo, Venzone, Buja, Trasaghis. I numeri del sisma sono agghiaccianti: area colpita = 5.500 chilometri quadrati; popolazione colpita = 600.000 abitanti; morti = 989; sfollati = più di 100.000; case distrutte = 18.000; case danneggiate = 75.000.

L’allora presidente nazionale Franco Bertagnolli coinvolge immediatamente tutti i presidenti sezionali fra i quali Michele Milesi sotto la cui guida la sezione Monte Suello affrontata l’emergenza, richiedendo la mobilitazione di tutti i suoi gruppi.

Il Gruppo di Vesio risponde prontamente con numerosi alpini e simpatizzanti; l’esperienza e la capacità di coordinamento maturate nell’affrontare le numerose attività sinora illustrate risultano un importante background per poter agire in luoghi distanti dal proprio ambiente ed a contatto con altri volontari prima sconosciuti.

Pur nella drammaticità della situazione, ne risultò una splendida avventura, durata tutta l’estate, durante la quale i 15.000 volontari coordinati dall’ANA, suddivisi in 12 campi di lavoro completamente autonomi, ripararono 3.300 case lavorando per 972.000 ore. Fu l’inizio della Protezione Civile.

1981 – Si festeggia il 50° di fondazione del gruppo. Per l’occasione gli Alpini di Vesio, con preciso riferimento ad uno degli scopi associativi richiamati nello Statuto dell’Associazione Nazionale, si fanno carico di erigere un monumento ai caduti che, ancora oggi – in Piazza Vittorio Veneto – permane come monito ai tragici atti di guerra e come simbolo di pace in memoria di chi, per questo ideale, ha sacrificato la propria vita

1982 – Il 19 giugno, forzando i tempi d’una concessione edilizia costretta a confrontarsi con l’idiosincrasia che da sempre gli alpini nutrono verso la burocrazia, si apre il cantiere per la costruzione della nuova sede della “Scuola di mestieri per spastici e miodistrofici Nikolajewka”, il “monumento vivente ” fortemente voluto dall’allora presidente della Sezione di Brescia Ferruccio Panazza, reduce di Russia, che chiama a raccolta le sezioni consorelle di Valle Camonica e “Monte Suello” di Salò, per renderle partecipi di un ambizioso progetto maturato nel solco della direttiva “Onorare i morti aiutando i vivi ”, espressa dal Presidente nazionale Bertagnolli l’indomani del terremoto del Friuli. Il Gruppo di Vesio non si sottrae all’invito e partecipa all’iniziativa con la presenza di numerosi volontari che, soprattutto durante i fine-settimana, hanno prestato la propria opera (chi come semplice manovale, chi come provetto carpentiere o muratore) nel cantiere di Mompiano a Brescia.

1983 – Con un solenne ricordo a chei che i è mia turnacc èndre dalla steppa russa, il 23 gennaio l’opera è consegnata alla Cooperativa Sociale Nikolajewka Onlus con poche e semplici parole: «Deporre un fiore dinanzi a questa targa (opera dello scultore alpino Vittorio Piotti NdA) è come mettere una croce, che avremmo voluto erigere nella steppa”. Alla cerimonia sono presenti autorità civili, religiose e militari oltre a migliaia di alpini provenienti da ogni parte con centinaia di gagliardetti, fra i quali quello di Vesio, portato dall’alfiere Girardi Clemente (amichevolmente nominato “il Mentìno”).

1984 – Si sente il bisogno di dotarsi di una nuova sede, nella quale poter disporre di spazi sufficienti a garantire il necessario appoggio logistico all’attività del Nucleo antincendio ed il rimessaggio delle pertinenti attrezzature; ciò anche in previsione dell’acquisto di una nuova motopompa con serbatoio carrellabile.

Ma come sempre – quando si è mossi da spirito alpino – non si pensa solo alle proprie necessità, bensì alle esigenze dell’intera comunità. E quindi, ecco che il progetto per la costruzione del nuovo immobile si amplia via via, ricomprendendo – su due piani – non solo un ampio salone con servizi annessi (cucina, dispensa, bagni con docce) ed un adeguato locale per il deposito dei mezzi antincendio, ma anche : l’ufficio per l’anagrafe comunale; l’ambulatorio medico; l’ufficio postale; la sede del Corpo Forestale dello Stato.

1985 – Dopo oltre 2.000 ore di lavoro (tutte su base volontaria e gratuita, spesso sacrificando i fine settimana e le ferie), il 2 novembre la nuova struttura viene inaugurata, con una partecipata cerimonia, alla presenza di tutte le autorità comunali e dell’intero Consiglio direttivo sezionale, guidato dal presidente Michele Milesi che conferisce al gruppo il Premio “Italo Maroni”, ambìto riconoscimento assegnato, ogni anno, dalla Sezione “Monte Suello” al Gruppo che più si è distinto nel campo sociale e per lo spirito alpino. (vds. Nota [02] a piè pagina).

1986 – Viene perfezionato l’acquisto di una nuova motopompa antincendio con serbatoio, idonea al traino. Il suo costo è stato quasi totalmente coperto dalle offerte ricevute dalla popolazione quale significativo gesto di stima e riconoscimento per il costante impegno profuso dagli Alpini a beneficio della comunità.

Sulla base delle competenze acquisite dal “1° nucleo intervento incendi boschivi” in dodici anni di ininterrotta attività, si costituisce il Nucleo di Protezione Civile che – stante la maggior e più strutturata organizzazione di cui, nel contempo, s’è dotata l’associazione Nazionale – va ad integrarsi nella forza di Protezione Civile della sezione “Monte Suello”.

Dal 30 maggio al 1 luglio numerosi alpini e simpatizzanti del gruppo partecipano sul Monte Baldo (in località Spiazzi e Pradonego) alla 1^ esercitazione sezionale di PC, organizzata con finalità di coordinamento logistico e di addestramento in ambito di spegnimento di incendio boschivo e di ricerca di persone disperse in montagna.

Nel corso dello stesso anno, il gruppo presta la propria manodopera per collaborare alla ristrutturazione della sede Sezionale, a Salò, nel 60° anniversario della sua fondazione.

1988 – La commissione nazionale per lo sport accetta la disponibilità avanzata, tramite la propria Sezione, dal Gruppo di Vesio a prendersi in carico l’organizzazione del 16° Campionato nazionale di marcia di regolarità in montagna a pattuglie.

L’esperienza maturata in questa disciplina sportiva, sin dalle sue origini in ambito ANA (vds. innanzi), è sicuramente presupposto sufficiente alla buona predisposizione dell’evento.

Il percorso prescelto, e perfettamente attrezzato, si snoda lungo alcuni fra i luoghi più belli e pittoreschi del territorio circostante Vesio : Voiandes, Val di Brasa, Mulini; Voltino, Campi, Dalvra bassa, Vesio. La manifestazione sarà vinta dalla Sezione di Lecco

1989 – Il consiglio direttivo approva con entusiasmo la proposta avanzata dal socio cav. Pellegrini Luigi (già consigliere sezionale, ideatore del “1° nucleo intervento incendi boschivi” e promotore della PC sezionale; vds. innanzi) di costituire presso la sede del gruppo una “Biblioteca Alpina” dedicata al padre col. Arturo Pellegrini, ragazzo del ’99, per parecchi decenni socio del gruppo di Vesio, deceduto l’anno precedente.

La biblioteca, in parte finanziata dal gruppo, nel tempo s’è arricchita anche grazie a numerose donazioni di alpini, ovvero semplici cittadini, e conta ormai centinaia di volumi – aventi come denominatore comune la montagna e gli alpini – catalogati ed organizzati in diverse sezioni tematiche: storia; natura; tradizioni; vita associativa. A curarne con passione il suo mantenimento ed a promuoverne la fruizione anche da parte di soggetti esterni è stato per 25 anni (fino al suo decesso) lo stesso Pellegrini.

1991 – È durante il consiglio direttivo nazionale che il vice-presidente dell’ANA Ferruccio Panazza (past-president della Sezione di Brescia; vds. innanzi) pone all’approvazione una “pazza idea” : «Potremmo fare qualcosa in Russia ». Ancora una volta è dal motto “onorare i morti aiutando i vivi ” che trae spunto l’idea di celebrare la ricorrenza del 50° anniversario della battaglia di Nikolajewka (in scadenza nel 1993) con la costruzione di qualcosa che rimanga a beneficio della popolazione Russa ed a ricordo dei tanti caduti di entrambi le parti.

1992 – Parte l’ “Operazione Sorriso” : il progetto prevede di ristrutturare l’edificio che, a Rossosch, ospitò il Comando del Corpo d’Armata Alpino, con lo scopo di farne un asilo, quale simbolo di una nuova volontà di pace «affinché là, dove cinquant’anni prima echeggiavano ordini di morte, possano invece salire al cielo le grida gioiose dei bambini, segno della vita che continua e riappacifica».

1993 – Dopo due anni e circa diecimila giornate lavorative (oltre duemila sono state le disponibilità individuali), il 19 settembre si effettua la solenne inaugurazione dell’asilo. Sono presenti, oltre a tutta la popolazione di Rossosch, anche 1500 alpini «venuti dall’Italia per dire, ai russi, agli italiani, al mondo intero, che la generosità dell’uomo, prima o poi, supera e vince ogni orrore di guerra e di ogni forma di violenza» (vds. Nota [03] a piè pagina).

Il Gruppo di Vesio supporta l’adesione della propria Sezione, “Monte Suello”, a questo grandioso progetto mediante la donazione di fondi.

Nel 1993 si pensa ad un’altra opera sociale, finalizzata al recupero d’una struttura ricca di forte spiritualità e misticismo, ormai da tempo in stato di abbandono: la chiesetta di San Michele. Alcune ipotesi fanno risalire questo luogo all`epoca longobarda, allorquando quelle genti – dopo la conversione al cristianesimo avvenuta nell’ VIII sec. – assunsero San Michele Arcangelo quale loro protettore. Comunque, la parte primigenia della piccola chiesa quasi certamente (in base alla tecnica costruttiva utilizzata ed al ritrovamento di alcune ceramiche ) risale al XII secolo. Dal XVII secolo è stato luogo abitato da eremiti, fra i quali si ricorda il prete veronese Florenio Feliberi, cui si deve l’ampliamento del romitorio; poi dal 1800, per un lungo secolo, il piccolo eremo cade nell’oblio.

1994 – Dopo oltre 2.500 ore lavorative, gratuitamente prestate da più di 350 persone (sia alpini che amici degli alpini), l’8 maggio, con una semplice ma partecipata cerimonia, l’edificio completamente ristrutturato viene consegnato in affidamento all’ordine Francescano dei Frati Minori di Lombardia.

Da allora «questa semplice struttura» offre a loro «la possibilità di vivere un’esperienza in sobrietà e a stretto contatto col Padre; un’occasione da dedicarsi e da dedicare al Signore, nel Silenzio, nell’ascolto della Parola e nella contemplazione del Creato».

1996 – È su iniziativa di Giuseppe (per gli alpini, Peppino) Granata – presidente della Monte Suello dal 1985 al 1993 – che la Sezione di Salò chiama a raccolta tutti i suoi gruppi per realizzare un altro ambizioso progetto: la ristrutturazione di un vecchio “borgo montano” (tre fabbricati ed una chiesetta) situato a Campéi de Sìma (nell’entroterra di Toscolano-Maderno, sullo spartiacque con la Valvestino) ormai abbandonato da anni ed in cattivo stato di conservazione, per ricavarne un complesso polifunzionale da destinarsi a Rifugio sezionale.

2000 – In cinque anni di duro lavoro, stante anche la difficoltà di accesso alla zona, numerose squadre di volontari alpini ed amici degli alpini hanno riportato a nuova vita quei fabbricati diroccati «con il risultato di recuperare e rendere fruibile una parte importante del territorio benacense, creando l’occasione affinché questa struttura divenga strumento di incontro fra le persone e di crescita in coscienza civica »

Il lavoro di un migliaio di persone- nel corso di 5.800 giornate, per un totale di 50 mila ore – si è concluso con l’inaugurazione della bella struttura (ora intitolata al suo artefice) avvenuta il 1 ottobre 2000.

Il Gruppo di Vesio ha partecipato all’iniziativa con la presenza di proprie squadre di lavoro – composte da 3/5 alpini ed amici degli alpini – che, in base al calendario predisposto dall’Associazione sezionale, si sono alternate al cantiere di Campéi de Sìma in diversi periodi.

1997 – Terremoto in Umbria.

Un’altra grave calamità colpisce l’Italia. Ad inizio settembre la terra inizia a tremare con crescente intensità; nella mattinata del 26 viene registrato il maggiore e più grave evento (magnitudo 6,1) che lesiona anche la Basilica di San Francesco ad Assisi.

Sellano, Preci, Colfiorito, Sansepolcro, Gualdo Tadino, i paesi più colpiti; in totale risulteranno danneggiati oltre 74 mila edifici tra privati, pubblici e monumentali.

Su richiesta del Dipartimento nazionale di Protezione Civile, l’ANA allerta le proprie Sezioni; 16.850 saranno le ore lavorative prestate dagli Alpini nelle zone terremotate.

Il Gruppo di Vesio non si sottrae all’impegno ed una squadra di volontari (fra cui alcuni amici degli Alpini) partecipa attivamente alle attività di sgombro delle macerie e di assistenza alla popolazione per un’intera settimana.

1999 – Su richiesta del Gruppo, che ha espresso alla Sezione la propria disponibilità ad assumersi l’ònere, nonché l’onore, dell’intera organizzazione, si svolge a Vesio l’esercitazione regionale di protezione civile dell’ANA, importante momento per perfezionare il coordinamento e le sinergie dei diversi gruppi coinvolti in questa attività ormai divenuta un fiore all’occhiello dell’Associazione Alpini.

2000 – Alluvione in Piemonte.

Le calamità naturali non cessano di dare ai volontari della Protezione Civile – e quindi anche gli Alpini – l’opportunità di “mantenere in allenamento” la propria organizzazione e capacità d’intervento.

Nel caso dell’alluvione in Piemonte, i numeri sottaciuti da questa affermazione – amaramente ironica – sono drammatici: 23 morti, 11 dispersi, 50 mila sfollati.

Uno dei più grandi disastri che abbiano colpito la zona: 18 fiumi esondati ed il Po’ che, dopo tre giorni di pioggia ininterrotta, raggiunge (prima della confluenza col Ticino) la portata record di 10.000 metri cubi al secondo.

Anche in questo caso il Gruppo Alpini di Vesio si presta ad intervenire con un propria squadra di pronto intervento (guidata dall’allora capo gruppo Cavazza Gianmaria) che, nella zona di Trino Vercellese, si prodigherà nella rimozione delle macerie e nel rafforzamento degli argini del fiume Po’.

NOTE :

[01] Per una testimonianza video dell’Adunata di Genova del 1931, vedasi: Archivio Storico Luce – Giornale Nr. A0769 del 04/1931 → https://www.youtube.com/watch?v=SG98-ayWwdE

[02] Il Premio “Italo Maroni“, è stato ideato dalla Sezione di Salò, e messo in palio dal 1979, per incentivare ed, annualmente, premiare i propri Gruppi per attività di particolare rilevanza sociale.

Il premio è stato istituito in memoria del capitano Italo Maroni, medaglia d’oro al valor militare, irredentista trentino con Cesare Battisti, tra i fondatori dell’Ana nel 1919, presidente della “Sezione del Benaco”, dal 1936 al 1943, e della ricostituita sezione “Monte Suello” di Salò dal 1946 al 1963.

[03] Notizie e citazioni tratte dal libro “Rossosch – Operazione Sorriso”, di Leonardo Caprioli, Bortolo Busnardo, Lino Chies, Sebastiano Favero, Cesare Poncato.